Fino al 500 d.C. il porfido proviene quasi unicamente dalle cave situate nel deserto egiziano e, per via della sua durezza e del suo colore rosso acceso (deve il nome al latino lapis porphyrites), è simbolo di prestigio e dignità regale, utilizzato sin dalle più antiche civiltà (Assiro-Babilonesi, Egiziani, Etruschi e Romani) per la realizzazione di monumenti, tombe, sarcofagi e palazzi di faraoni e imperatori.
Lo stesso Dante lo nomina nella Divina commedia come facente parte della scalinata che porta al monte del Purgatorio: “Lo Terzo [gradino] che di sopra s’ammassiccia, porfido mi parea sì fiammeggiante, come sangue che fuor di vena spiccia”.
Nel Rinascimento, è Giorgio Vasari (ne Dell’architettura) a parlare della sua durezza, che mise a dura prova gli strumenti degli scultori suoi contemporanei, quali Leon Battista Alberti e Michelangelo Buonarroti.